Le città illuminate tutta la notte hanno sicuramente il loro fascino, ci regalano panorami unici e spesso ci fanno sentire più al sicuro.

Purtroppo, però, l’altro lato della medaglia è il fenomeno dell’inquinamento luminoso, un problema che sta crescendo e causa diversi danni energetici e ambientali.

L’illuminazione artificiale, infatti, invade lo spazio notturno, altera la visibilità del cielo stellato e interferisce con i ritmi biologici di animali (umani compresi) e piante, oltre ad essere fonte di uno spreco di energia da non sottovalutare.

Cos’è e cosa significa inquinamento luminoso

L’inquinamento luminoso si verifica quando la luce artificiale viene introdotta direttamente o indirettamente nell’ambiente, ed è una delle forme più diffuse di alterazione ambientale, anche se probabilmente una delle meno note.

Per fare qualche esempio concreto, l’inquinamento che proviene dalla luce può manifestarsi dall’eccessiva o mal direzionata illuminazione pubblica ai cartelloni pubblicitari luminosi (Time Square ne è forse il simbolo più noto), dai grandi edifici che tengono la luce interna sempre accesa agli impianti sportivi o agli stadi, fino alle luci decorative utilizzate non correttamente nei parchi a tema o nelle piazze.

Per riassumere, quindi, l’inquinamento luminoso è il risultato di un’eccessiva o mal progettata illuminazione che ha effetti negativi sulla visibilità del cielo notturno, sull’ambiente circostante e sulla salute umana e animale.

Inquinamento luminoso

Quali sono le principali fonti inquinanti

Sono quattro le categorie principali in cui possiamo suddividere il fenomeno dell’inquinamento da luce artificiale, ciascuna con le proprie fonti e caratteristiche:

  1. Bagliore urbano: È l’alone luminoso che appare sopra le aree abitate durante la notte. È causato dalle particelle presenti nell’aria che riflettono la luce delle sorgenti luminose urbane.
  2. Sconfinamento luminoso: Si verifica quando i raggi luminosi si diffondono in aree al di fuori della zona che dovrebbe essere illuminata. Ad esempio, la luce di un lampione che illumina un giardino vicino, invece di concentrarsi solo sulla strada.
  3. Abbagliamento: Questo fenomeno è causato degli impianti che emettono luce in modo orizzontale, creando un’intensa luminosità fastidiosa o persino dannosa per la vista.
  4. Sovrailluminazione: L’uso eccessivo di luci in luoghi dove non sono necessarie. Ad esempio, l’illuminazione di edifici vuoti o di spazi esterni non frequentati.

Quali sono le cause dell’inquinamento luminoso

Con il crescente utilizzo di luce artificiale, si sono iniziate a indagare le cause che portano a questo tipo di alterazione dell’ambiente. E tra i fattori che contribuiscono alla diffusione dell’inquinamento luminoso troviamo:

  • Cambiamenti nelle tecnologie di illuminazione
  • Bisogno di sicurezza
  • Impianti non a norma
  • Pianificazione urbana e normative carenti

La proliferazione dell’illuminazione artificiale è stata in parte favorita dalla diffusione di tecnologie più efficienti, come le lampade a LED, che hanno un minor consumo energetico rispetto alle tradizionali, ma emettono una luce più intensa e più diretta, aumentando il rischio di inquinamento luminoso.

È anche vero che esiste una concezione sociale e politica che associa uno spazio urbano intensamente illuminato a un senso di sicurezza, pulizia e benessere. Ma, ad esempio, un lampione che non emette luce soltanto verso la strada, ma anche verso l’alto, è un importante fattore che contribuisce a questo problema.

E, infine, la mancanza di pianificazione urbana efficace e di normative appropriate sull’illuminazione sono cause dell’inquinamento da tenere in considerazione.

Le conseguenze e gli effetti negativi dell’inquinamento luminoso

La prima conseguenza dell’inquinamento luminoso che possiamo cogliere tutti a colpo d’occhio è quanto sia difficile oggi osservare un cielo stellato di notte. Questo, però, non ha un impatto solo su chi si occupa di studiare astronomia o i fenomeni atmosferici (tanto da rendere necessario l’utilizzo di filtri anti inquinamento luminoso per studiare o fotografare il cielo urbano), ma riguarda la quotidianità dell’intera collettività e l’equilibrio dell’ambiente che ci circonda.

L’inquinamento luminoso altera il ciclo naturale giorno-notte, e questo interferisce con la fotosintesi e disturbando il normale scorrere delle stagioni. Flora e fauna risentono pesantemente di questo cambiamento. Le luci artificiali intense ingannano il buio naturale, influenzando gli habitat notturni; ad esempio, gli animali che si orientano con le stelle vengono spaesati dalle luci artificiali, così come il prolungamento della fase illuminata della giornata impedisce ad alcune specie vegetali di adattarsi alle variazioni stagionali, compromettendo la loro sopravvivenza e quella degli animali che ne dipendono.

L’eccessiva luce durante le ore notturne può causare disturbi fisici e mentali alle persone. L’inquinamento luminoso altera il ciclo circadiano, il sistema biologico che regola i ritmi dell’organismo, portando a problemi di sonno, stress e disturbi psicologici. L’esposizione a luci artificiali intense può causare danni agli occhi e aumentare il rischio di disturbi cardiovascolari e metabolici.

Un problema molto attuale per l’uomo è anche quello della luce blu, associata tipicamente ai dispositivi elettronici che utilizziamo e che incide negativamente sulla produzione di melatonina, un ormone prodotto dalla ghiandola pineale nel cervello, che regola i ritmi del corpo, influenzando il ciclo sonno-veglia, l’appetito, il metabolismo e la temperatura corporea.

Come si misura l’inquinamento da luce artificiale

Il calcolo dell’inquinamento luminoso in un’area dipende:

  • in primo luogo dall’entità della luminosità emessa: se i livelli di luminosità nel cielo superano il 10% rispetto al livello di luminosità naturale, la luce di una piccola città può influenzare la qualità del cielo anche a 10 chilometri di distanza.
  • Poi, si considera la quantità di luce dispersa verso l’alto dai lampioni e dalle altre fonti luminose.
  • Terzo, l’effetto della riflessione della luce dalle superfici circostanti, come strade, finestre e muri, contribuisce anche all’inquinamento luminoso. Infine, le condizioni atmosferiche giocano un ruolo fondamentale nel determinare l’entità dell’inquinamento luminoso.

Per classificare il livello di inquinamento luminoso, i ricercatori hanno stilato una scala basata sulla percentuale di popolazione esposta e sulla percentuale di territorio soggetto a diversi livelli di inquinamento luminoso.

Livello di inquinamento luminoso
Classificazione
1%Cielo contaminato (nero)
Tra l’1% e l’8%Cielo relativamente inquinato (blu)
Tra l’8% e il 50%Cielo inquinato con degrado verso lo zenith (verde)
Oltre il 50%La Via Lattea non è visibile, e la naturale apparenza del cielo notturno è persa (giallo)
Dalla perdita della visione della Via Lattea a un’elevata stimolazione del cono visivo (688 fino a 3000 μcd/m2)Cielo rosso
Luce notturna intensa, con l’occhio umano non più abituato ad adattarsi alla vista notturnaCielo bianco

Anche a livello personale, è possibile contribuire alla misurazione dell’inquinamento luminoso. Un progetto di Citizen Science ha sviluppato un’app tramite cui ognuno può fornire dati complementari a quelli ottenuti dai satelliti. L’idea è tracciare una mappa dell’inquinamento luminoso del pianeta intero, chiedendo alle persone se riescono o meno a vedere determinate stelle nel cielo. Lo scopo è creare una banca dati partecipativa utile per comprendere le conseguenze dell’eccesso di luce artificiale sulla salute, sull’ambiente e sulla società.

Chi si occupa di controllare l’inquinamento luminoso

Il controllo e le normative sull’inquinamento luminoso sono affidati ai Comuni, secondo quanto stabilito dalla legge in Italia. A loro spetta il compito di garantire il rispetto delle norme vigenti, intervenendo nel caso di impianti inquinanti, anche se di proprietà privata. Inoltre, i Comuni devono redigere un piano per l’illuminazione che tenga conto sia del controllo dell’inquinamento luminoso che del risparmio energetico. Questo piano è fondamentale per regolare l’illuminazione urbana in modo sostenibile e responsabile.

Quali sono le normative vigenti

Attualmente, la normativa di riferimento è la UNI 10819/2021 “Luce e illuminazione – Impianti di illuminazione esterna – grandezze illuminotecniche e procedure di calcolo per la valutazione della dispersione verso l’alto del flusso luminoso”.
L’obiettivo è garantire un’ampia visibilità del cielo e dei suoi corpi celesti, limitando l’impatto delle luci artificiali e applicando modifiche atte a contenere l’inquinamento luminoso. La nuova regola, tuttavia, non si limita a contrastare la dispersione di risorse, ma promuove anche il risparmio energetico, incoraggiando l’adozione di pratiche più sostenibili e responsabili nell’illuminazione urbana.

L’inquinamento luminoso in Italia: cosa succede nel nostro Paese

La maggior parte degli italiani non riesce più a godersi lo spettacolo della Via Lattea.
Questo è un primo dato significativo sull’allarmante situazione della nostra penisola rispetto all’inquinamento luminoso.

Purtroppo, l’Italia è tra le nazioni del G20 con il più alto livello di inquinamento luminoso e nessun cielo notturno nel Bel Paese è considerato incontaminato.

Secondo i dati riportati dal Rapporto ISTIL 2001, in Lombardia, Campania e Lazio, circa tre quarti della popolazione non può vedere la Via Lattea. La situazione non è migliore in Liguria, Emilia-Romagna e Toscana, dove due terzi della popolazione si trovano nelle stesse condizioni. Anche in Sicilia, Veneto, Piemonte, Puglia e Friuli Venezia Giulia, circa metà della popolazione ha perso la visibilità della nostra galassia.

In Umbria, Calabria e Molise, solo uno su dieci può ancora godere della vista della Via Lattea da casa propria. La situazione migliora leggermente in Sardegna e Marchee Abruzzo dove questa percentuale si riduce a circa un quarto. Le regioni più fortunate sono Trentino Alto-Adige, Basilicata e Valle d’Aosta, dove il cielo è ancora visibile per quasi tutti, almeno nelle notti più serene.

L’inquinamento luminoso nel mondo: quali sono le aree più colpite

L’Atlante mondiale dell’inquinamento luminoso di Fabio Falchi, datato 2016, resta ancora oggi il testo più autorevole e aggiornato quando si deve stilare una mappa della situazione causata dalla luce artificiale nel mondo.

Lo studio, a suo tempo, ha evidenziato che l’Europa occidentale è una delle regioni più colpite dal problema, con solo alcune aree di Scozia, Svezia, Norvegia, Spagna e Austria risparmiate. Tra le nazioni del G20, oltre all’Italia, ad essere gravemente colpita è la Corea del Sud.

A livello globale, l’inquinamento luminoso può essere valutato da 2 prospettive, sia in base al numero di abitanti interessati che alla percentuale di territorio colpito.

  • Considerando il numero di abitanti, l’Arabia Saudita emerge al primo posto, seguita dalla Corea del Sud, dall’Argentina, dal Canada e dalla Spagna (l’Italia è all’ottavo posto) e da altri paesi come gli Stati Uniti, il Brasile, la Russia e il Giappone.
  • Se consideriamo, invece, la percentuale di territorio interessata dall’inquinamentoluminoso, l’Italia si trova al primo posto, seguita dalla Corea del Sud, dalla Germania, dalla Francia e dal Regno Unito.

Come si può intervenire per ridurre l’inquinamento luminoso

Per ridurre e provare a eliminare l’inquinamento luminoso possiamo adottare diverse strategie, sia a livello cittadino e urbano sia nella sfera domestica.

Per limitare l’inquinamento luminoso, i rimedi consigliati sono:

  • Utilizzare fonti di luce basse e schermate per evitare la dispersione verso l’alto.
  • Installare sensori di movimento, timer o altri dispositivi per spegnere automaticamente le luci quando non sono necessarie.
  • Spegnere le luci negli edifici, soprattutto di notte.
  • Preferire LED a bassa temperatura per ridurre l’effetto delle luci blu.

Queste azioni non solo contribuiscono a ridurre l’inquinamento luminoso, ma anche a risparmiare energia, migliorare la salute umana e preservare l’ambiente. La sostenibilità dell’illuminazione è uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, che stima un risparmio di 120 miliardi di dollari ogni anno se in tutto il mondo venissero impiegate lampadine più efficienti.

 

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