Sostenibilità a tavola: perché dovremmo sempre chiedere la nostra Doggy Bag.
Quante volte al ristorante, a fine pasto, ti è capitato di lasciare una montagna di cibo nel piatto con la triste consapevolezza che non avrai mai spazio per finire tutto?
In un mondo in cui ogni anno milioni di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura, una piccola busta può fare una grande differenza: ecco che qui entra in scena la doggy bag. Quella piccola ma geniale invenzione che, oltre a salvare dagli sprechi, ti permette di goderti un secondo round del tuo piatto comodamente a casa.
E forse non tutti sanno che il suo nome nasce proprio dallo scopo originale, ovvero permettere ai clienti dei ristoranti di portare a casa il cibo avanzato per gli amici a quattro zampe.
Non solo un gesto pratico, quindi, ma anche ecologico: la doggy bag è il simbolo di un nuovo approccio al consumo consapevole. Un semplice sacchetto, è vero, ma pieno di potenziale… e di sapore!
Una soluzione semplice ed efficace allo spreco alimentare
Il problema dello spreco alimentare è molto più profondo di quanto possa sembrare.
Secondo la FAO, circa un terzo del cibo prodotto globalmente va sprecato ogni anno, con gravi impatti economici e ambientali. Ogni piatto non consumato rappresenta un’inutile produzione di CO2, risorse idriche sprecate e un uso poco efficiente del suolo.
La doggy bag è una soluzione pratica per ridurre questo impatto, permettendo ai clienti di finire i loro pasti in un secondo momento, invece di lasciarli finire nella spazzatura del ristorante.
Una soluzione efficace, sì, ma che non è certo una novità. Iniziata negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale, questa pratica rispondeva a necessità ben precise. Negli anni ’40 il cibo era limitato e i ristoratori di San Francisco cominciarono a offrire ai clienti i cosiddetti “pet pakit”, contenitori per portare a casa gli avanzi da dare agli animali domestici, così da non sprecare preziose risorse. A Seattle presero piede i “Bones for Bowser”, sacchetti destinati alle ossa avanzate per i cani.
Col passare degli anni, la doggy bag è diventata così una consuetudine in molti ristoranti americani, tanto che alcuni ristoranti hanno cominciato a proporre varianti di design, trasformando la doggy bag da semplice sacchetto a simbolo di una nuova cultura del consumo consapevole.
Tanto che, oggi, ritroviamo la stessa logica anti-spreco estesa anche a contenitori per bottiglie di vino e altre bevande, garantendo un’esperienza a tutto tondo per chi sceglie di non buttare via nulla.
L’Italia e il resto del mondo: Doggy Bag a confronto
Se negli Stati Uniti la doggy bag è una tradizione che risale a più di ottant’anni fa, in Italia questa pratica è ancora una novità per molti.
Attualmente, secondo un sondaggio pubblicato dalla FIPE, solo il 15,5% degli italiani chiede una doggy bag per gli avanzi del pasto e, sorprendentemente, solo l’11,8% per il vino. Questi numeri risultano piuttosto bassi considerando che ben il 36% degli italiani spende i propri soldi per mangiare fuori casa, un dato che suggerisce che ci sia ancora molto da fare per combattere lo spreco alimentare attraverso l’uso delle doggy bag.
Le ragioni di questa reticenza sono legate principalmente a fattori culturali e psicologici: il 14% degli italiani si vergogna di chiedere un contenitore per gli avanzi, mentre il 12% ritiene che questa pratica sia di cattivo gusto. Inoltre, la percezione di scomodità sembra ancora prevalere in molti, che non trovano facile portarsi via gli avanzi, specialmente in contesti formali. Tuttavia, l’opinione pubblica sta cambiando, e circa il 36% degli italiani ritiene che le doggy bag siano fondamentali per ridurre lo spreco alimentare, mentre il 28% le considera giuste poiché il cibo è già stato pagato.
Questo cambiamento di mentalità, sembra anche essere supportato dall’impegno politico nei confronti della questione. Ad oggi, è in vigore la legge 166/16 sugli sprechi alimentari, che promuove (ma non obbliga) l’utilizzo nel settore della ristorazione di contenitori riutilizzabili idonei a consentire il cibo da asporto. Inoltre, ci sono già due proposte di legge al vaglio del Parlamento, il cui obiettivo è trovare un modo per contribuire a contrastare lo spreco alimentare.
Sebbene sia considerata la patria della doggy bag, l’America non ha mai fatto una legge in merito a questa pratica. A differenza dell’Europa, dove, ci sono esempi virtuosi a cui guardare e alcuni paesi stanno facendo passi significativi per incentivare l’uso delle doggy bag.
Nel 2022, la Spagna ha introdotto una legge che obbliga i ristoratori a fornire le doggy bag su richiesta e a informare i clienti di questa possibilità prima del servizio. In Francia, dal 2021, è stata introdotta una legislazione simile, ma la sua accoglienza è stata più tiepida. Diversi ristoratori francesi hanno criticato la legge, ritenendola poco igienica e non in linea con la cultura gastronomica francese, dove le porzioni sono generalmente più modeste e si insegna ai bambini a non lasciare nulla nel piatto.
I vantaggi di chiedere la Doggy Bag
Scegliere di portare a casa gli avanzi del proprio pasto ha i suoi vantaggi, tanto per l’individuo quanto per la collettività. Ecco alcuni dei principali benefici:
Vantaggi individuali:
- Maggior comodità: Si può gustare il cibo avanzato con calma a casa, evitando di sentirsi obbligati a finire tutto durante il pasto.
- Risparmio: Gli avanzi non vengono sprecati, permettendo di sfruttare appieno ciò che si è già pagato.
Vantaggi per l’ambiente e la società:
- Riduzione dello spreco alimentare: La doggy bag contribuisce a diminuire gli scarti alimentari, un problema che ha impatti significativi su risorse come acqua e suolo.
- Cultura della sostenibilità: Incentivare l’uso delle doggy bag aiuta a promuovere una maggiore consapevolezza sull’importanza di ridurre gli sprechi e valorizzare le risorse alimentari.
- Educazione alla responsabilità: Portare a casa gli avanzi significa anche educare i consumatori a un consumo più responsabile e attento.
In conclusione, possiamo davvero dire che la doggy bag rappresenta un piccolo cambiamento che può fare una grande differenza, favorendo un impatto positivo sull’ambiente e incoraggiando una cultura del consumo più consapevole.