Natura Viva: l’album e il tour degli Eugenio in Via di Gioia
Hanno sfruttato il palco del Concerto del Primo Maggio per annunciare:
Questa è una festa, ma è anche un’occasione, perché in un momento di crisi ambientale come quella che stiamo vivendo oggi dobbiamo cogliere l’opportunità e ritrovare la misura delle cose.
Sono gli Eugenio in Via Di Gioia, un gruppo carico di energia, salito agli onori della cronaca l’anno scorso per aver intrattenuto con le loro canzoni Gigi Marzullo e altri passeggeri di un treno bloccato sulla tratta Torino-Roma(1).
Il loro viaggio verso il meritato riconoscimento continua: dopo il Concertone di Roma, i quattro componenti stanno girando l’Italia con il tour estivo dell’ultimo disco, “Natura viva”.
Li abbiamo fermati un attimo, giusto il tempo di fare qualche domanda al cantante e chitarrista Eugenio Cesaro.
Musica e ambiente
Le vostre canzoni sull’ambiente sono la dimostrazione che in Italia si può fare musica anche senza usare la parola “amore”. A questo tema sembra che preferiate di gran lunga la natura. È così?
È così, probabilmente dipende dal corso di studi che abbiamo scelto o forse dal fatto che siamo fortunati e non abbiamo particolari problemi di cuore.
Cerchiamo piuttosto di parlare delle problematiche comuni a tutti, meno intime o personali, anche se nell’ultimo disco trattiamo temi più introspettivi.
Il lancio di “Natura Viva”
È un caso che “Natura viva” sia uscito il 1° marzo, giornata del Risparmio Energetico?
È un caso, proprio perché inizialmente non doveva essere un disco troppo legato all’ambiente ma più introspettivo. A posteriori però ci siamo accorti che c’erano diversi riferimenti alla natura, a partire già dal titolo, e che le persone notavano quei rimandi.
C’è una canzone intitolata “Albero”, che in realtà è una metafora del rapporto tra noi e le nostre azioni, tra noi e gli altri, la convivenza e la competitività.
Insomma, c’è comunque la questione ambientale, ma anche tutto un altro mondo più interiore che prima di questo disco non avevamo mai affrontato.
Dove vai albero?
Così in alto che ogni germoglio
È meno saldo alla terra
E ogni foglia è meno forte
E destinata a cadere poco più su delle radici
E tutte questa braccia spalancate verso il cielo
E quelle dita affusolate perché combattono
Contro questa gravità
Perché combattono contro questa gravità.Albero
Le responsabilità dell’uomo
Spesso cantate di un’umanità troppo egocentrica, che non sa più immaginarsi come un tutt’uno con la natura. È questo il campanello d’allarme che volete lanciare ai fan tramite le vostre canzoni ambientaliste?
L’invito che rivolgiamo ai fan è quello di trovare il proprio posto, la propria misura e bellezza, nel senso di virtù. Il mondo occidentale non riesce a rendersi conto che ha a disposizione mezzi che dovrebbero semplificare la vita e far raggiungere più facilmente la felicità. Anzi, trova ulteriori problemi in questi strumenti e, nonostante il comfort e la tecnologia, si chiude in sé e riduce i valori ai soldi, al successo e al potere. E così è arrivato al tramonto della sua epoca.
Come parlare ai giovani
In un’intervista a Luca Mercalli, parlavamo di una certa tendenza degli adulti nel far ricadere sui giovani le responsabilità di scelte ambientali prese da chi c’era prima di loro. L’ironia che voi usate può essere un modo più efficace per parlare ai ragazzi?
Sicuramente l’ironia che abbiamo usato spesso è efficace, ma ci siamo resi conto che può fare anche dei danni. Abbiamo creduto fosse un’arma vincente, perché fa presa nel breve periodo, ma se non è supportata nel modo giusto rimane superficiale e può sfociare nel sarcasmo, o peggio nel nichilismo.
Ci è capitato di andare nelle scuole e trovare i ragazzi diffidenti nei confronti di qualsiasi cosa, perché sono cresciuti in un mondo fatto di troll e fake news.
Per questo siamo passati dall’ironia alla schiettezza; speriamo che questa possa entrare più in profondità e rendere coscienti i giovani che esiste un’alternativa.
Cerchiamo di non essere moralisti, ma vogliamo essere di buon esempio. Questo è un rischio, perché così si è più attaccabili, vedi Greta Thunberg e tutte le maldicenze che sono nate attorno a lei pur di generare un personaggio non solo positivo.
Il problema della nostra epoca è che è difficile essere credibili – e creduti – fino in fondo. Noi non siamo chiamati ad essere per forza d’esempio, perché è accettato che i cantanti possano essere leggeri, ma in quanto comunicatori vogliamo trasmettere un messaggio positivo, senza fare la morale.
Parla con tutti
Anche quando non vuoi
La solitudine è una patologia
I giovani un pericolo
Non certo una risorsa
Ti sorpasseranno
Il presente è un treno che va via.Altrove
Altro tema acceso è il paradosso di una generazione social eppure sola. Forse proprio per questo cercate di aggregare con la musica le persone, improvvisando concerti su treni in ritardo o in piazza?
I giovani di oggi sono soli nel senso negativo del termine, perché c’è anche una solitudine “buona” che è quella della concentrazione. Noi oggi siamo continuamente distratti, non siamo mai né veramente soli né insieme alle persone, ci manca un senso di comunità.
Una volta ci si incontrava nella piazza di paese, ora sono i gruppi di Facebook o le playlist di Spotify che raggruppano persone che sono però distanti chilometri e diverse per età, e spesso hanno difficoltà a incontrarsi davvero. Anche noi che facciamo parte della community “indie”, ai concerti scopriamo che è composta da gente diversissima, ed è divertente ma allo stesso tempo anche straniante. Con il nostro esempio vogliamo riportare nella dimensione del reale queste comunità, per tornare al concetto di stare insieme davvero, o incentivare alla solitudine della riflessione, staccandosi ogni tanto dalla tecnologia.
Idee brillanti
Avete sempre dei modi brillanti di lanciare la vostra musica, dalla “tessera fedeltà”, che comportava un kebab in omaggio al raggiungimento del 10° concerto visto, all’ultimo album fatto come un coloring book… Qual è la fonte d’ispirazione per queste idee?
È un mix tra il nostro modo di essere e la ricerca che facciamo per essere creativi e non banali.
Facciamo dei brainstorming tutti insieme, compreso il nostro manager che è ormai un quinto componente effettivo del gruppo, poi lanciamo la scintilla sui social per capire se può funzionare.
Ma ci piace anche suonare per strada e chiacchierare direttamente coi fan, per dare loro la giusta attenzione e cercare di creare una comunità.
Fonti: