Social network, streaming e gaming: quanto inquina internet e cosa possiamo fare?
Ma come, anche Internet inquina? Può sembrare una domanda provocatoria, ma la risposta è sì, anche la nostra vita nella rete non è immune da emissioni e ha un impatto sull’ambiente reale in cui viviamo.
In un’epoca sempre più connessa, web, social network, piattaforme di streaming, gaming e persino le criptovalute fanno parte integrante dell’alter ego digitale. Tuttavia, spesso sottovalutiamo cosa significhi per l’ambiente tutte queste attività online. E, invece, è importante avere consapevolezza dell’inquinamento digitale che produciamo e prendere le dovute contromisure per contribuire a ridurlo.
Cos’è l’inquinamento digitale e qual è il suo impatto sull’ambiente?
Come ogni tipo di inquinamento che conosciamo, anche quello digitale si riferisce alla produzione di emissioni di gas serra, alla generazione di rifiuti elettronici causati dalle attività online, all’utilizzo delle tecnologie digitali e alle risorse energetiche necessarie per farle funzionare.
L’uso intensivo di server, per esempio, così come infrastrutture di rete, dispositivi elettronici e l’enorme quantità di dati digitali che vengono generati sono tutti elementi che contribuiscono all’impatto ambientale negativo. Tra gli effetti più significativi ci sono l’aumento delle emissioni di CO2, l’esaurimento delle risorse naturali e l’accumulo di rifiuti elettronici tossici.
Le principali fonti di inquinamento digitale includono:
- Consumo energeticodei server e dei data center. Questi dispositivi richiedono un’importante quantità di energia per funzionare e raffreddarsi adeguatamente. I data center sono responsabili di una percentuale significativa delle emissioni di CO2 globali.
- Utilizzo di dispositivi elettronici. La produzione e l’eliminazione dei dispositivi elettronici contribuiscono all’esaurimento delle risorse naturali e all’accumulo di rifiuti elettronici tossici.
- Emissioni di CO2 dei servizi online. Attività come la visualizzazione di video in streaming, l’invio di e-mail, l’utilizzo dei social media e l’accesso a contenuti online richiedono una quantità considerevole di energia, che si traduce in emissioni di CO2.
- Mining di criptovalute. Il processo di validazione delle transazioni tramite tecnologie di blockchain richiede una notevole quantità di energia elettrica, spesso da fonti non rinnovabili, che hanno quindi un impatto significativo sull’ambiente.
Perché internet inquina?
Tutti i dispositivi che utilizziamo per la fruizione di contenuti o per qualsiasi attività online sono fortemente energivori. Significa che la principale causa per cui consideriamo anche Internet un agente inquinante è l’eccessivo consumo di energia.
La rete ha bisogno di energia per essere alimentata, vivere, espandersi e permetterci di usarla. Dai motori di ricerca a qualsiasi sito web, dal download/upload di dati alla memorizzazione delle informazioni, dalla digitalizzazione di ciò che un tempo era solo analogico alla potenza e alla molteplicità dei device che abbiamo in casa e non solo (computer, smartphone, tablet, smart TV, smartwatch, ecc…) tutto l’ecosistema digitale in qualche modo consuma e, di conseguenza, produce inquinamento.
Per ridurre l’impatto ambientale di Internet, però, si stanno facendo largo anche soluzioni sostenibili, come l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile per alimentare le infrastrutture digitali, l’adozione di tecnologie più efficienti dal punto di vista energetico, l’ottimizzazione dei data center per ridurre il consumo energetico e il riciclaggio corretto dei dispositivi elettronici.
Inoltre, è fondamentale promuovere un utilizzo consapevole delle risorse digitali e sensibilizzare le persone sull’impatto ambientale delle proprie attività online.
Quanto inquina internet?
Se il Web fosse una nazione, si posizionerebbe al terzo posto per consumo di energia elettrica e al quarto posto per inquinamento, preceduto solamente da Cina, Stati Uniti e India. Ad affermare questa ipotesi è una rete di scienziati del gruppo Future Earth, che sostiene il progetto di ricerca globale sulla sostenibilità Global Carbon Project.
Questa fotografia inizia a darci una misura più precisa non solo del perché e del come Internet sia una fonte di inquinamento, ma anche di quanto effettivamente sia il suo impatto. Basti pensare che i data server costituiscono l’1% della richiesta globale di energia elettricae un singolo server può generare in media da 1 a 5 tonnellate di CO2 all’anno. Il settore digitale contribuisce mediamente al 3,7% delle emissioni mondiali di anidride carbonica, mentre, ad esempio, il traffico aereo rappresenta il 2% (dati dell’Osservatorio Karma Metrix).
Ma anche un gesto semplice come mandare un’email dovrebbe iniziare a farci riflettere. Secondo i dati di Ademe (agenzia francese per l’ambiente e la gestione dell’energia), una mail da 1 megabyte emette circa 19 grammi di CO2. Sembra poco? Forse no, se pensiamo che ogni giorno in tutto il mondo vengono inviati oltre 300 miliardi di messaggi di posta. Una query su Google, invece, corrisponde a una produzione di CO2 tra gli 0,2 e i 7 grammi da moltiplicare per 3,5 miliardi… ovvero il numero di ricerche giornaliere. Il colosso mondiale dei motori di ricerca rappresenta circa il 40% dell’impronta di carbonio di Internet.
Entro il 2024, inoltre, si prevede che gli investimenti per le infrastrutture in cloud tra pubblico e privato raggiungeranno il 70% della spesa totale del settore IT. Un balzo in avanti notevole e che desta non poche preoccupazioni, sapendo che la maggior parte dell’energia prodotta per alimentare queste infrastrutture proviene da fonti fossili, in particolare dal carbone.
Se mettiamo in relazione social network e sostenibilità, è più facile pensare all’impatto che hanno sulle nostre vite in termini di tempo, coinvolgimento, concentrazione e qualità della fruizione dei contenuti. Eppure parole, foto, video, commenti e condivisioni non sono immuni dal problema delle emissioni che stiamo trattando in questo articolo.
Secondo uno studio condotto da Mike Berners-Lee, esperto di carbon footprinting, un tweet medio di 140 caratteri emette approssimativamente 0,02 grammi di CO21.
Questo calcolo tiene conto principalmente dell’impatto energetico del trasferimento dei dati e della gestione dei server. Ma il vero impatto ambientale del social media va oltre il singolo tweet. La quantità di energia elettrica consumata dai server dei social network, l’infrastruttura di rete utilizzata per la trasmissione dei dati e l’intero ciclo di vita dei dispositivi utilizzati per accedere alle piattaforme hanno un impatto cumulativo significativo sull’ambiente.
Ora, dimmi quale social network usi e ti dirò qual è il tuo impatto ambientale! Nella tabella vediamo nel dettaglio come si posizionano le diverse piattaforme in base alle emissioni prodotte:
RANK | APPLICAZIONE | EMISSIONI AL MINUTO (gCO2eq) |
1 | TikTok | 2.63 |
2 | 2.48 | |
3 | 1.30 | |
4 | 1.05 | |
5 | Snapchat | 0.87 |
6 | 0.79 | |
7 | 0.71 | |
8 | 0.60 | |
9 | Twitch | 0.55 |
10 | Youtube | 0.46 |
Classifica stilata dall’azienda Compare the Market
Quanto inquina lo streaming?
I prezzi accessibili delle piattaforme di streaming hanno reso la fruizione di contenuti audio e video online ampiamente diffusa, tanto che molte persone hanno abbonamenti attivi a più piattaforme, per non parlare della possibilità di accedere direttamente ai piani freemium. Ma a quale prezzo per l’ambiente?
Netflix, Spotify, Disney+, solo per citarne alcuni, hanno drasticamente modificato le nostre abitudini, che si tratti di guardare un film, una serie o ascoltare musica e podcast. Ogni volta che schiacciamo play siamo responsabili dell’inquinamento che deriva dalla riproduzione del contenuto.
Tradingplatforms ha calcolato che guardare 30 minuti di Netflix produce il rilascio di circa 1,6 Kg di CO2, quanto un viaggio in macchina di 6 km. E anche in questo caso dobbiamo fare i conti non tanto con il singolo numero, quanto con i milioni abbonati che ogni giorno per diverse ore si collegano allo streaming per guardare o ascoltare le loro serie o i loro autori preferiti.
Quanto inquina il gaming?
Qualche anno fa, una curiosa ricerca dell’azienda inglese Great Bean Bags, che produce pouf per la casa, ha decretato che League of Legend è il videogioco con il maggior impatto in termini di emissioni di CO2, con una produzione annuale di ben 105.527 tonnellate. Lo studio ha preso in considerazione le ore di gioco registrate su Twitch nell’arco degli ultimi 12 mesi, rivelando anche che l’intero ecosistema di League of Legends consuma quasi 7 miliardi di kilowattora all’anno.
L’industria del gaming, che tra giochi online e e-sport sta vivendo un momento di grande rinascita ed evoluzione. I video giocatori sono davvero tanti e ormai non si contano le consolle a disposizione e i player del mercato digitale, il che significa anche milioni di dispositivi prodotti e venduti ogni anno, elevato consumo di energia e conseguente inquinamento.
Rispetto ad altre attività online, non si trovano moltissimi dati che raccontano l’impatto ambientale del gaming, ma uno studio condotto nel 2019 dall’organizzazione The Shift Project, aveva già evidenziato che i servizi online da soli generano circa 300 milioni di tonnellate di CO2 in un solo anno, equivalente all’inquinamento di un paese come la Spagna, oltre a constatare un tasso di crescita annuale del 9%, mettendo quindi in luce l’urgente necessità di affrontare l’impatto ambientale dell’attività digitale anche in questo settore.
Quanto inquinano le criptovalute?
Bitcoin, Ethereum o, più semplicemente, criptovalute. C’è chi ne è rimasto affascinato e chi ancora le studia con sospetto, ma di una cosa siamo sicuri, si tratta di una delle industrie più inquinanti del Pianeta.
Le criptovalute vengono create attraverso un processo informatico ad alta intensità energetica. Basandosi sui costi economici delle emissioni di anidride carbonica, i ricercatori della testata britannica Scientific Reports hanno calcolato che, nel 2021, i danni climatici causati dalla generazione di ogni Bitcoin hanno superato gli 11.300 dollari.
Forse la definizione di “oro digitale” non è poi così romantica come si può pensare, anzi, i risultati emersi dallo studio, pongono i Bitcoin allo stesso livello inquinante di industrie ben poco sostenibili dal punto di vista ambientale come l’allevamento di bovini, la produzione di benzina da petrolio greggio.
Cosa possiamo fare per ridurre l’inquinamento digitale?
Abbiamo parlato di dati, di tonnellate di CO2 e di tanto inquinamento, ma c’è anche una buona notizia: possiamo fare molto come singoli e come collettività per ridurre l’inquinamento digitale.
Ecco qualche consiglio utile per una maggiore sostenibilità nell’utilizzo delle risorse digitali:
✔ Ottimizza e regolare le impostazioni dei dispositivi per ridurre il consumo di energia: riduzione della luminosità dello schermo, disattivazione delle funzioni inutilizzate, modalità di risparmio energetico e programmazione auto-spegnimento.
✔ Comprimi le dimensioni dei documenti che invii per e-mail per ridurre il peso del messaggio
✔ Elimina regolarmente le email, svuota il cestino e annulla l’iscrizione alle newsletter che non leggi
✔ Inserisci nella barra dei preferiti i siti che consulti regolarmente
✔ Evita lo streaming eccessivo e prediligi il download dei file, è l’opzione migliore
✔ Spegni sempre il computer e scollega i caricabatterie
✔ Imposta la modalità di sospensione sul dispositivo dopo un certo numero di minuti di utilizzo di Internet
✔ Scegli provider gestiti con fonti di energia rinnovabile e archivia i tuoi dati su un cloud verde
✔ Ricicla i dispositivi elettronici in modo responsabile quando raggiungono la fine del loro ciclo di vita, i componenti riciclabili possono essere recuperati e riutilizzati per ridurre la necessità di estrazione di nuove risorse
✔ Sensibilizzazione ed educazione per promuovere una cultura di utilizzo sostenibile delle tecnologie digitali e un cambiamento di comportamento positivo
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Note
- How Bad Are Bananas?: The carbon footprint of everything, Mike Berners-Lee, 2010, Green Profile.