Obsolescenza programmata: cos’è e quali rischi si corrono
Prendi un telefono o qualsiasi altro device: dopo un certo periodo di utilizzo inizierà a funzionare in maniera più lenta, a darti qualche problemino, fino al momento in cui smetterà di andare del tutto. Ebbene sì, secondo l’obsolescenza programmata i dispositivi elettronici sono programmati per durare – limitatamente – nel tempo. Nell’articolo ti spieghiamo cos’è e perché faresti bene a conoscerla.
Obsolescenza programmata: cosa bisogna sapere
Stando all’obsolescenza programmata i dispositivi e gli elettrodomestici seguono un determinato ciclo di vita che li porta a rompersi e a non funzionare più dopo un periodo di tempo predefinito. Questo processo di “invecchiamento” consiste in una strategia commerciale adottata dalle aziende produttrici per accorciare – volutamente – la vita dei prodotti. A che scopo? Il fine è quello di spingere i consumatori a cambiare prima del tempo e più di frequente i dispositivi in modo che sul mercato la domanda di prodotti rimanga sempre alta.
L’obsolescenza programmata colpisce in particolare gli smartphone che, assieme a frigoriferi e lavatrici, sono gli apparecchi più soggetti a invecchiare prematuramente. Aggiornamenti che peggiorano il funzionamento dei dispositivi, pezzi di ricambio introvabili, costi di riparazioni altissimi: sono tutti espedienti adottati per ridurre la vita degli elettrodomestici.
Tra storia e curiosità: cosa c’entrano le lampadine con l’obsolescenza programmata
L’obsolescenza programmata nasce assieme alla società dei consumi: in particolare, la sua origine si interseca con la storia della lampadina. Nel 1924 le maggiori aziende produttrici di energia elettrica si uniscono in un cartello industriale: la compagnia Phoebus.
Gli accordi commerciali prevedevano di fissare la durata massima delle lampadine a mille ore di autonomia, quando, al contrario, fino a quel momento le lampadine avevano avuto una durata “naturale” di 2.500 ore. La scelta di impostare un limite di vita artificiale imponeva, da una parte, che i consumatori cambiassero lampadine più spesso, dall’altra, che i produttori non rimanessero a corto di domanda: nasceva così l’obsolescenza programmata.
Elettrodomestici, ricambi e obsolescenza programmata: la direttiva UE
Nel lungo termine, però, l’obsolescenza programmata non risulta essere una scelta vincente per tutte le ricadute che ha sui cittadini e sull’ambiente. Per questo motivo, l’Unione Europea ha deciso di adottare delle norme per limitare il fenomeno; in particolare, il nuovo pacchetto di misure impone una serie di divieti. Ad esempio:
- le aziende non possono omettere di specificare ai consumatori l’introduzione di caratteristiche del prodotto con lo scopo di limitarne la durata e le funzionalità;
- non sono ammesse dichiarazioni generiche di sostenibilità ambientale del prodotto come “eco” o “verde” se non sono pienamente dimostrabili;
- inoltre, non sarà possibile utilizzare marchi di sostenibilità a meno che non siano verificati e certificati da soggetti terzi o dalle pubbliche autorità.
Per quanto riguarda, invece, la tutela dei consumatori, una delle proposte avanzate è che questi ultimi siano adeguatamente informati sulla durata garantita dei prodotti, sulla presenza di aggiornamenti del software e sulla disponibilità di eventuali pezzi di ricambio. La proposta di direttiva verrà presentata ufficialmente dalla Commissione Europea dopo il periodo estivo.
Rifiuti e rischi ambientali: perché l’obsolescenza programmata è così dannosa
Più il tempo avanza e più le risorse che abbiamo a disposizione scarseggiano: una produzione illimitata di prodotti tecnologici non è più sostenibile in termini ambientali.
Gli elettrodomestici e i dispositivi elettronici hanno un enorme impatto sulla produzione di rifiuti: ben 40 milioni sono le unità di scarto che ogni anno vengono prodotte su scala mondiale. Una cifra così alta si deve al fatto che l’80% dei device che finisce nella spazzatura non è aggiustabile e viene spedito nei paesi più poveri del mondo, che diventano delle enormi discariche a cielo aperto.1
Di conseguenza, non solo è necessario arginare il problema ma è altrettanto urgente trovare delle alternative sostenibili all’obsolescenza programmata. Una delle soluzioni su cui si sta lavorando è l’ecodesign, un modello di economia circolare che sfrutta tutto il ciclo di vita di un prodotto, dalla produzione con materiali sostenibili, fino al suo smaltimento, al fine di ridurre il più possibile il nostro impatto sull’ambiente.
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